Benessere

La frutta disidratata, tra benefici e praticità.

22 OTTOBRE 2019

ARTICOLO DELLA NUTRIZIONISTA VALENTINA VITI

Mele, prugne, uva, fichi, albicocche, banane, ananas sono soltanto alcune delle tipologie di frutta che possono essere sottoposte a un processo di disidratazione.

Questo consiste nella sottrazione del loro contenuto di acqua, che ha come conseguenza una concentrazione delle sostanze nutritive tipiche della frutta fresca, come ad esempio le fibre, i sali minerali, gli antiossidanti e gli zuccheri semplici. 


Il processo di disidratazione della frutta rientra tra le antiche metodiche di conservazione del cibo, insieme all’affumicatura e alla fermentazione: nel momento in cui il contenuto di acqua del singolo alimento scende al di sotto del 12%, infatti, la possibilità che i microrganismi si diffondano e il cibo degeneri diventano bassissime. Il processo di disidratazione si può ottenere attraverso il calore, come avviene nel metodo metodo tradizionale dell’essiccazione al sole, o tramite essiccatori industriali che lavorano a basse temperature, mentre per la preparazione domestica di frutta disidratata si può usare un forno impostandolo a basse temperature (65°C). 


I vantaggi nutrizionali del consumo di frutta disidratata derivano dall’assunzione delle diverse  sostanze nutritive funzionali appartenenti al relativo frutto fresco. 

Ad esempio assumeremo il potassio consumando albicocche, fichi, mele e banane; le antocianine consumando uva rossa, mirtilli e bacche; il rame mangiando mango, papaya e datteri e infine la vitamina C mangiando arancia, fragole, bacche e frutti di bosco. 


Pertanto la frutta essiccata può essere inserita in un’alimentazione equilibrata per assumere le sostanze nutritive in essa contenute, tenendo presente che, a causa della sottrazione di acqua, a parità di peso, nei frutti essiccati troveremo una concentrazione superiore di zuccheri semplici rispetto all’equivalente frutto fresco, quindi la porzione ideale da consumare va ridotta almeno di dieci volte (ad esempio: 200g di frutto fresco corrisponderanno a circa 20g dell’equivalente frutto essiccato).

Questa quantità potrebbe però risultare poco saziante in termini di volume di cibo, quindi bisogna far attenzione a non eccederne nel consumo.


Quali sono le condizioni nelle quali è vantaggioso il consumo della frutta essiccata rispetto alla fresca? 

Innanzitutto va tenuto conto della praticità di consumo: in ufficio, a scuola, per gite fuori porta e per tutte quelle volte in cui non si ha possibilità di consumare frutta fresca. 

Per la sua naturale concentrazione di zuccheri, la frutta essiccata è inoltre ideale per dolcificare biscotti, torte, muffin e altri dolci fatti in casa, inoltre, reidratando la frutta disidrata in acqua, si possono ottenere alternative alle marmellate in versione di paste spalmabili di frutta secca (es. di datteri, di uvetta, di prugne secche…). 

La ricchezza di fibre della frutta disidratata favorisce la funzionalità intestinale e infine rappresenta energia di pronto uso da consumare durante lo svolgimento dell’attività sportiva


Nella scelta durante l’acquisto è consigliabile preferire le versioni al naturale senza aggiunta di sciroppi di glucosio o fruttosio o altro zucchero, mentre la presenza del codice E220 indica l’aggiunta di diossido di zolfo o anidride solforosa, impiegata come disinfettante, sbiancante e conservante in generale, che è tossica se consumata in elevate quantità. 

La lettura delle etichette ci può aiutare sicuramente a orientarci meglio durante l’acquisto.


dott​.ssa​ Valentina Viti​ 
Biologa Nutrizionista
Una Nutrizionista in Cucina