L’AGRICOLTURA 4.0
Negli ultimi decenni i progressi tecnologici agricoli nei paesi industrializzati hanno, da una parte elevato il livello di produttività e migliorato la sicurezza alimentare, dall’altra hanno contribuito all’aumento delle emissioni di gas serra. Il settore alimentare infatti è responsabile del 22% delle emissioni di gas serra e del 30% del consumo totale di energia. Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals_SDGs) dell’agenda 2030, un programma d’azione per il pianeta sottoscritto dall’ONU nel 2013, sono presenti anche le produzioni e il consumo di alimenti sostenibili (unric.org).
L’agricoltura e l’allevamento moderni sono pratiche in cui le produzioni vengono
massimizzate grazie all’impiego di fertilizzanti chimici, prodotti fitosanitari
e ad una sempre più approfondita conoscenza della biologia delle piante e degli
animali . Questo aumento
della produzione legato ad un maggiore input di fattori di produzione di
sintesi, comporta anche un maggior prelievo di risorse naturali, essenzialmente
idriche, necessarie per permettere a piante e animali di esplicitare le loro
potenzialità produttive.
Se
paragonato a quello di una agricoltura estensiva, l’impatto ambientale della
moderna agricoltura, riferito all’unità di prodotto, diminuisce al crescere
della produzione, anche se con incrementi produttivi decrescenti. A parità di
produzione l’agricoltura moderna o intensiva è quindi meno inquinante di quella
estensiva, mentre è maggiormente impattante per unità di superficie perché
tende a concentrare la produzione su appezzamenti ridotti.
L’agricoltura sostenibile viene definita
come “la produzione di alimenti che fa il miglior uso dei beni e dei servizi
offerti dalla natura senza danneggiarli, in cui viene promossa la biodiversità,
il ricircolo di nutrienti delle piante, la protezione del suolo dall’erosione,
la conservazione e la tutela delle acque, la lavorazione minima del terreno,
l’uso minimo di prodotti chimici e fertilizzanti di sintesi e l’integrazione
tra agricoltura e allevamento in azienda”.
Questo nuovo approccio alla produzione non
rifiuta a priori concimi e fitofarmaci, ma li usa in modo limitato, evitando di
usarli quando l’aumento produttivo derivante dal loro impiego è scarso.
L’agricoltura biologica, che rifiuta i
prodotti di sintesi, impiega insetti contro altri insetti che distruggono le
colture e privilegia la fertilizzazione organica e la rotazione delle
colture
Tra i principali modelli agricoli sostenibili individuabili oggi troviamo l’agricoltura conservativa, l’agricoltura biologica/organica industriale e l’agricoltura biologica. Potrebbe essere definita come a basso impatto ambientale e quindi più responsabile nei confronti dell’ambiente e delle risorse. Tuttavia è caratterizzata da una minore resa in termini di produzione alimentare e, se rappresentasse l’unica forma di agricoltura disponibile, riuscirebbe a soddisfare circa il 50% del fabbisogno nutrizionale globale. La co-esistenza di pratiche di agricoltura intensiva, ma sostenibile e di agricoltura biologica è quindi necessaria. Digitalizzazione, geolocalizzazione e connessione in rete sono le tre parole chiave che caratterizzano l’innovazione tecnologica alla base dello sviluppo sostenibile dell’agricoltura attuale e del futuro. Questa nuova frontiera definita agricoltura 4.0 o agricoltura smart permette una gestione efficiente delle risorse disponibili alle coltivazioni ottimizzando la produzione e riducendo gli sprechi e di conseguenze gli impatti ambientali. In realtà il concetto di agricoltura intensiva, ma sostenibile non è distante da quello di agricoltura biologica in quanto alla base di una corretta gestione dei terreni vi è la rotazione delle colture e l’adozione di tecniche agricole che limitino erosione e fenomeni di acidificazione ed eutrofizzazione delle acque superficiali e di falda. A tal proposito tecniche di minima lavorazione del terreno permettono di migliorare la fertilità dei suoli, favorire la presenza di microrganismi utili al terreno e contenere le erbe infestanti.
Gli
strumenti per un’agricoltura sostenibile sono ormai consolidati e saranno
sempre più applicati dagli imprenditori agricoli sia in Europa sia a livello
globale, con l’obiettivo di ripristinare e mantenere la tutela del patrimonio
agricolo disponibile portando avanti l’impegno preso con l’agenda 2030.
Anche
il consumatore è chiamato a fare la propria parte, riducendo il più possibile
lo spreco alimentare.
Per approfondire
https://www.barillacfn.com/it/
Pulina et al. (2017) Sustainable
ruminant production to help feed the planet, Italian Journal of Animal Science,
16(1): 140-171
Redatto da: Rossella Dodi – Biologa
nutrizionista
Federico Froldi – Assegnista di
ricerca presso il Dipartimento di Scienze Animali, della Nutrizione e degli
Alimenti
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e
Ambientali
Università Cattolica del Sacro
Cuore
Piacenza