IN QUESTA GIUNGLA DI ZUCCHERI, COME ORIENTARSI?
“Con un poco di zucchero la pillola va giù”, così cantava Mary Poppins, ma quale zucchero? Sulle nostre tavole si trovano tanti tipi di zucchero. Il più abbondante e famoso è il saccarosio, coppia stabile formata da glucosio e fruttosio. Nei nostri climi si ricava dalla barbabietola da zucchero, mentre a latitudini più calde, è la canna da zucchero a fornircelo.
Ogni nostra mattina inizia con una scelta
fondamentale: zucchero bianco o di canna? Ma è una domanda che porta con sé un
errore: il colore dello zucchero non indica la sua provenienza, ma solo il grado
di raffinazione. Infatti, che provenga dalla barbabietola o dalla canna, il processo
di produzione produce zucchero bianco come prodotto finale. Se invece ci si
ferma al penultimo passaggio di raffinazione, da entrambe i vegetali di
partenza, si ottiene un prodotto marroncino perché contenente ancora melasso. Cambia
qualcosa per la nostra dieta? No, il tenore in saccarosio è praticamente lo
stesso fra lo zucchero raffinato (bianco) e quello grezzo (marroncino e che non
è detto derivi dalla canna da zucchero). Quest’ultimo contiene piccole
concentrazioni in più di potassio, calcio, ferro o magnesio rispetto a quello
raffinato ma sono concentrazioni prive di significato nutrizionale, visto che
comunque l’introito di saccarosio nelle nostre diete è basso.
L’altra domanda che ci possiamo porre al mattino
o quando prepariamo un dolce è: ma se usassi il fruttosio? Con questo termine
si identifica lo zucchero della frutta (ma anche del miele) che ha un potere
dolcificante circa una volta e mezzo maggiore del saccarosio, permettendo
quindi di usarne meno per ottenere la stessa sensazione di dolce. Questo fatto,
unito ad un indice glicemico più basso di quello del saccarosio, rende l’uso di
questo zucchero particolarmente adatto alle persone diabetiche di tipo 2. Come
in tutte le cose però, non bisogna esagerare e le linee guida dell’EFSA
suggeriscono due limiti all’assunzione giornaliera di fruttosio. 45 - 50 grami
per gli adulti e la metà per i bambini. Un’assunzione eccessiva di fruttosio
può provocare una fastidiosa produzione intestinale di gas o anche diarrea.
Questo perché il fruttosio non assorbito nel nostro intestino viene fermentato
con produzione di gas ed eventualmente anche con richiamo di acqua e
conseguente diarrea.
Il lattosio è uno zucchero disaccaride, ossia
composta da glucosio e galattosio. Come si può intuire dal nome è il
carboidrato del latte e conseguentemente lo si ritrova nei latticini, seppur in
percentuali molto variabili. Se infatti il lattosio rappresenta il 5% del latte
bovino, la sua concentrazione si riduce notevolmente nei formaggi, soprattutto
in quelli maggiormente stagionati e negli yogurt, dove questo zucchero è
metabolizzato dai batteri con cui viene inoculato il latte per ottenere questo
prodotto.
Il lattosio può essere un ingrediente anche del prosciutto
cotto e di quei prodotti da forno dove il latte in polvere è presente nella
lista degli ingredienti.
Essendo noi dei mammiferi, nasciamo con la
capacità di digerire questo zucchero, presente anche nel latte umano, ma una
quota non piccola della popolazione nel corso degli anni, in modo più o meno
marcato, perde poi questa capacità, diventando così intollerante al lattosio.
Devono queste persone rinunciare al piacere di mangiare latticini, formaggio e
dolci? Assolutamente no! L’industria degli alimenti ha da tempo messo in
commercio prodotti dove il lattosio è scisso nei suoi due componenti. Pensati
per gli intolleranti al lattosio, questi alimenti vanno bene per tutti.
Per
saperne di più
EFSA NDA Panel (EFSA Panel on Nutrition, Novel Foods and Food Allergens,
2022. Scientific Opinion on the tolerable upper intake level for dietary
sugars. EFSA Journal 2022;20(2):7074, 337
Facioni M.S. et al. (2021) Lactose Residual Content in PDO Cheeses: Novel
Inclusions for Consumers with Lactose Intolerance. Foods. 10, 2236.
https://doi.org/10.3390/foods10092236
Redatto da:
Filippo Rossi
Ricercatore in Nutrizione Umana
Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e
Ambientali
Università Cattolica del Sacro Cuore
Piacenza